Gli impianti eolici costruiti in mare, i cosiddetti offshore, ultimamente stanno riscuotendo un particolare successo. Perchè produrre energia eolica in mare? Perchè in alto mare le condizioni del vento sono più favorevoli e la resa energetica, a parità di potenza installata, è mediamente superiore del 30% rispetto all’onshore.
La tecnologia utilizzata non differisce sostanzialmente dall’eolico di terraferma: quello che cambia sono le fondazioni marine, a cui vanno ancorati i generatori, e le linee elettriche subacquee per il trasporto di elettricità. Inoltre i tempi di installazione sono molto brevi, mentre per la progettazione e la costruzione di altri tipi di centrali i tempi di realizzazione sono superiori ai 4 anni. Differente è la situazione per quanto riguarda il costo di produzione elettrica degli impianti marini che al momento è superiore a quelli di terraferma. Ma il gap sarà praticamente colmato grazie ad impianti posti sempre più in mare aperto.
Pochi giorni fa il governo britannico ha dato il via libera alla creazione del più grande parco eolico del mondo al largo del Regno Unito, con la possibilità di creare abbastanza energia per alimentare due milioni di abitazioni. Il parco eolico, denominato ‘Dogger Bank’, sarà realizzato nel Mare del Nord, 124 chilometri a largo della costa dello Yorkshire, nell’Inghilterra settentrionale. Il parco genererà 2.400 megawatt di elettricità e 900 nuovi posti di lavoro.
La stessa politica energetica riguardo all’eolico offshore è portata avanti anche dalla Germania. Pochi giorni fa sono state posate le prime 80 turbine dell’impianto eolico offshore di Ambrmbank West (Mare del Nord) in grado di fornire energia elettrica a più di 300’000 abitazioni.
Energia pulita e nuovi posti di lavoro è questo il miglior risultato possibile per i consumatori; senza contare i benefici dovuti alle minori importazioni di petrolio.
E in Italia? Il ministero dell’ambiente ha concesso ad oggi un solo permesso per un parco eolico offshore in alto mare nel Golfo di Gela; progetto bloccato per il ricorso al Tar dei comuni “limitrofi”. Diciamo che siamo ancora in alto mare…